viernes, 5 de septiembre de 2014

Muertos de hambre - "Morti di fame"

Con respecto al epíteto que tantas veces -según cuentan- oían "gringo muerto de hambre", "gringo morti di fame, alimentado a fideo".  El por qué de una moral, de unos mandatos, de una medida para juzgar a los demás, para autoexigirse al límite.


A. Gramsci, Passato e presente, p 18

I morti di fame non sono uno stato omoegeneo e si possono commettere gravi errori nella loro identificazione astratta. Nel villaggio e nei piccoli centri urbani di certe regioni agricole esistono due strati distinti di "morti di fame": uno é quello dei "giornalieri agricoli", l'altro quello dei piccoli intellettuali. Questi giornalieri non hanno come caratteristica fondamentale la loro situazione economica, ma loro condizione intellettuale-morale: essi sono ubriaconi, incapaci di laboriositá continuata e senza spirito di risparmio e quindi spesso biologicamente tarati o per denutrizione cronica o per mezza idiozia e scimunitaggine. Il contadino tipico di queste regioni  é il piccolo proprietario o il mezzadro primitivo che paga l'affitto con la metá, il terzo o anche i due terzi del raccolto secondo la fertilitá e la posizione del fondo), che possiede qualche strumento di lavoro, il giogo di buoi e la casetta che spesso si é fabbricato egli stesso nelle giornate non lavorative, e che si é procurato il capitale necessario o con qualche anno di emirazione o andando a lavorare in "miniera" o con qualche anno di ervizio nei carabinieri. o facendo qualche anno il domestico di un grande proprietario, cioe "industriandosi" e risparmiando. Il "giornaliero", invece, non ha saputo o voluto industriarsi e non possiede nulla, é un "morto di fame" perché il lavoro a giornata é scarso e saltuario; é semimendicante, che vive di ripieghi e rasenta la malavita rurale.